A seguito dell’immigrazione di massa sul territorio italiano si è definita negli ultimi anni una nuova categoria di viaggiatori a rischio.  Si tratta di quelle persone che, immigrate da tempo in Italia, intendono recarsi in patria per visitare amici e parenti. Il termine anglosassone che li definisce è VISITING FRIENDS AND  RELATIVES (VFRs).

Queste persone, ma più ancora i loro figlioli, magari nati in Italia, sono esposti solitamente ad una serie di rischi sanitari legati ad una serie di ragioni:

–    non sono consapevoli del rischio di contrarre malattie infettive

–    non si recano dal medico prima di partire a causa di barriere culturali o economiche

–    non hanno fiducia o dimestichezza con le strutture sanitarie italiane

–    organizzano il viaggio all’ultimo minuto

–      si recano in destinazioni ad alto rischio abitando in case malsane e nutrendosi di acqua e cibo di dubbia qualità,

–      credono erroneamente di essere immuni nei confronti di malattie come malaria, tubercolosi, epatite, febbre tifoide, colera.

Oltre il 50% dei casi di malaria importati in Italia sono dovuti a questa categoria di viaggiatori. Negli Stati Uniti, nel 2008, tale percentuale era del 65%. Secondo il sistema di sorveglianza GeoSentinel, gli immigrati che ritornano in patria per periodi più o meno lunghi hanno un rischio otto volte superiore rispetto ai turisti. Studi effettuati nel Regno Unito hanno dimostrato che i VFRs che ritornavano in Africa occidentale avevano una probabilità dieci volte superiore agli inglesi. Un errore abituale commesso da questa categoria di viaggiatori è quella di sottovalutare il rischio e di considerarsi immuni. In realtà così non è poiché l’immunità, posto che vi fosse, è perduta e non lo è soprattutto in quegli immigrati di seconda generazione, nati nel paese dove i loro genitori erano giunti per attuare il loro pro- getto di vita. I VFRs devono essere pertanto incoraggiati non solo a fare la chemioprofilassi, ma anche ad adottare tutte le misure atte a prevenire la puntura di zanzare (uso di zanzariere, insetticidi nell’ambiente, uso di insetto-repellenti e di vestiario protettivo). Oltre alla malaria, il medico dovrà considerare il rischio di tutte le altre patologie possibili e proporre pertanto, a seconda della destinazione e dell’area visitata la vaccinazione contro febbre tifoide, colera, epatite A e B, meningite meningococcica. Considerare anche il rischio ed anche la vaccinazione contro la varicella per gli immigrati dall’India, dal Sud Est Asiatico e dall’America Latina. Questi viaggiatori possono essere suscettibili poiché l’infezione compare nelle regioni tropicali ad un’età maggiore rispetto a quelle temperate e la malattia si può manifestare in forme più gravi. Il ritorno  a casa per un periodo breve o lungo può comportare problematiche di tipo psicologico e talvolta psichiatrico per le persone che hanno vissuto all’estero per un periodo di tempo prolungato. Dipende dall’esito del progetto immigratorio, se è stato un successo o un fallimento. Dipende da come è stato vissuto dalla persona che ritorna e dagli amici e dai parenti che li ricevono nella vecchia casa. In qualche giovane o negli immigrati che hanno vissuto all’estero per un periodo lungo, si può manifestare il disagio nello scoprire le proprie radici ed un forte desiderio di ritornare in Italia che crea imbarazzo e tensioni nel rapporto con la famiglia di origine. In altri un senso di perdita, di lutto quando loro stessi e i loro parenti si rendono conto che le cose sono cambiate, che nulla è così come prima nei loro rapporti, poiché le loro differenti esperienze li hanno separati, così come nel contesto sociale e politico del paese o nei rapporti con gli abitanti del villaggio o del quartiere. Queste situazioni possono portare a un complesso di sentimenti di sorpresa, frustrazione, confusione, ansia, depressione definito come shock culturale inverso o di ritorno che può essere concepito come una sindrome da rientro amplificata dalla durata del viaggio (in questo caso anni di permanenza all’estero) e dalle differenze culturali tra i due ambienti. Qualche volta anche gli amici e parenti possono essi stessi sentirsi feriti e sorpresi dalle reazioni di quelli che sono tornati o per la diversa mentalità dei loro congiunti immigrati.